Data
12/14 dicembre 2018
Luoghi
Napoli
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Cnr-Issm
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Ex Asilo Filangieri
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Palazzo del Consiglio Comunale di Napoli
Le migrazioni contemporanee sono spesso utilizzate per giustificare le risposte securitarie ai cambiamenti climatici, mentre parlare del cambiamento climatico sempre e solo “al futuro” nasconde le perdite e i danni subiti oggi. Al workshop intendiamo ripoliticizzare il dibattito sul cambiamento climatico e sulle migrazioni, fornendo strumenti analitici e metodologici che provengono dalle environmental humanities, ecologia politica, studi legali, geografia e storia ambientale. Il laboratorio produrrà un database open access con una raccolta di casi di migrazioni collegate a cambiamenti climatici/ambientali.
Intervengono
Marco Armiero, Ethemcan Turhan, Elisa Fornalé, Giovanni Bettini, Marco Grasso, Maria Federica Palestino, Laura Lieto, Roberta Biasillo, Aliea Brown, Liz Ševčenko, Janet Sanz
Presso
Cnr-Issm, Ex Asilo Filangieri, Palazzo Del Consiglio Comunale Di Napoli
Organizzato da
Kth Environmental Humanities Lab
in collaborazione con il World Trade Institute, Cnr-Issm , Diarc Federico II
La cura è il presupposto chiave per una ecologia politica dei beni comuni. In quattro diversi momenti (osservazione sul campo presso lo Scugnizzo Liberato, cineforum, seminario teorico e lavoro di gruppo), discuteremo la cura del comune come una forma di lavoro collettivo e delle sue potenzialità rigenerative di territori, spazi, corpi e relazioni. Ci interrogheremo su come la cura del comune metta in discussione consolidati modelli di divisione sociale/sessuale del lavoro e di appropriazione del valore. Rifletteremo sul comune come modo di ri/produzione comunitaria e anticapitalista, cioè su come autogestire il lavoro collettivo in modo che questo crei, conservi e rigeneri le risorse (materiali e immateriali) necessarie alla riproduzione sociale.
Intervengono
Laura Centemeri, Stefania Barca, Roberto Sciarelli, Nicola Capone
Organizzato da
Centro De Estudos Sociais – Oficina De Ecologia E Sociedade (Università di Coimbra)
Gruppo di Studio Pan (Paesaggio-Ambiente-Natura)
Le aree industriali, che siano in funzione o dismesse, e la condizione di “classe operaia” hanno segnato e tuttora segnano l’esperienza ambientale di intere comunità, principalmente attraverso il meccanismo del ricatto occupazionale, che produce sistematica subordinazione e degrado della riproduzione umana, sociale, e ambientale. Basata sulla divisione sessuale e territoriale del lavoro (indiscusse gerarchie del valore tra produzione e riproduzione, centro e periferia) l’ecologia operaia costituisce un esempio lampante delle profonde disuguaglianze che caratterizzano la distribuzione sociale e spaziale dei costi ambientali nelle società industrializzate. A partire dall’osservazione sul campo e da testimonianze dirette (Bagnoli e Isochimica di Avellino), questo laboratorio offre la possibilità di ragionare sulla particolare configurazione che le questioni ambientali assumono in contesti operai – e sulle specifiche soggettività politiche che questi ultimi esprimono in relazione all’ecologia.
Intervengono
Stefania Barca, Anna D’ascenzio, Stefania Ferraro, Fabrizio Greco, Antonello Petrillo, Eugenio Zito
Presso
Lido Pola – Bagnoli
Organizzato da
Urit, Unità di Ricerca sulle Topografie Sociali (Unisob), “La Camera Blu” – Rivista di Studi di Genere, Università degli Studi di Napoli “Federico Ii”, Lido Pola
In che modo l’industria turistica sta trasformando lo spazio urbano? A sessant’anni dall’uscita del celebre saggio di Lefebvre “Il diritto alla città” il tema è quanto mai attuale. La crescita dei flussi turistici sta investendo le principali città italiane (e non solo) in modo incontrollato, trasformando i centri storici in beni di consumo da cui estrarre profitto. Il capitalismo di piattaforma ha impresso un’accelerazione inedita a questo processo: Airbnb e Booking stanno producendo una distorsione del mercato immobiliare generando un aumento del costo delle case insostenibile per gli abitanti. Da teatro della democrazia le città si trasformano in palcoscenico dell’accumulo della rendita e del consumo di massa: per affrontare questo pericolo è nata una rete trans-nazionale, SET – South Europe facing Touristification. Ancora nella stessa direzione, recentemente le associazioni Italia Nostra e Ranuccio Bianchi Bandinelli hanno avanzato una proposta di legge che tuteli i centri storici come ‘beni culturali d’insieme’ e promuova un programma straordinario dello Stato di edilizia residenziale pubblica nei centri storici, affinché le città continuino ad essere spazi di socialità e non parchi a tema turistici. Infatti, ha affermato Vezio De Lucia, uno dei promotori della proposta di legge, “per quanto rigorose ed efficaci siano le norme di tutela, se non si affronta con determinazione il nodo dello spopolamento, il destino dei centri storici è segnato”. All’interno del seminario è previsto anche un momento di ricerca collettiva esteso a tutti i partecipanti, al fine di stendere una mappatura delle trasformazioni urbane avvenute nel centro storico di Napoli.
Intervengono
Salvatore Settis, Federica Palestino, Anna Fava, Alessandra Esposito, Alessandra Caputi
Organizzato da
Gruppo di Studio Pan (Paesaggio-Ambiente-Natura) e Università degli Studi di Napoli – (Diarch)
Il seminario si articolerà su due giornate. La prima giornata sottoporrà agli strumenti della critica culturale femminista e postcoloniale il cosiddetto neo-estrattivismo che sottende la cultura digitale cioè il doppio sfruttamento delle risorse minerarie per la costruzione dei dispositivi digitali e quello dei dati della cosiddetta economia dell’attenzione attraverso cui si produce da un lato l’impoverimento dell’attenzione e dall’altro nuove forme di intelligenza artificiale. Rispetto a questo modello, verranno proposti concetti derivati dal pensiero femminista, afrodiasporico e postcoloniale quali ‘simpoiesi’, ‘undercommons’, ‘black study’, ‘cosmotecnica’ e ‘differenze-senza-separabilità’. Nella seconda giornata il tema dell’ecologia politica è invece articolato sull’idea del ‘corpo d’acqua’ nelle fenomenologie femministe postumane in relazione ad alcune produzioni estetiche e letterarie. Conclude il seminario un laboratorio a cura dell’artista e studiosa e insegnante di Yoga Alessandra Cianelli sul corpo e l’ecologia dell’attenzione.
Intervengono
Tiziana Terranova, Stamatia Portanova, Miguel Mellino, Giuseppe Orlandini, Antonia Anna Ferrante, Silvana Carotenuto, Annalisa Piccirillo, Celeste Ianniciello, Manuela Esposito, Alessandra Cianelli
Organizzato da
Unità di Ricerca sulle Tecnoculture/ Centro Studi Postcoloniali di Genere, Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’università degli Studi di Napoli L’Orientale
Laboratorio di Studi
Napoli | dicembre 2018 / maggio 2019
L’ecologia politica rappresenta un campo di studi interdisciplinare dove studios_ e attivist_ di diverse provenienze si possono incontrare e collaborare intorno al tema dell’emergenza ambientale, che è forse il segno più caratterizzante della nostra epoca. Alla nuova narrativa globale fondata sull’Antropocene (l’era dell’umano, l’umanità come forza geologica), che propone una naturalizzazione delle ineguaglianze prodotte dalla crisi ecologica, perché le ritiene il necessario risultato della presenza dell’Umano nel contesto terrestre, l’ecologia politica oppone una ri-politicizzazione dell’ecologia.
In questa prospettiva va inquadrata la categoria di Capitalocene (l’età del capitale, il capitalismo come forza geologica) che svela le radici economiche, politiche e culturali della crisi in atto. Altro concetto chiave dell’ecologia politica è quello di “giustizia ambientale”, che nasce dalle lotte contro la distribuzione diseguale dei costi ambientali, sistematicamente scaricati su corpi scartabili (razzializzati, sessualizzati, migranti) e che producono “aree di sacrificio”, partendo dunque dalla constatazione che, se l’ambiente è un bene comune, tuttavia “l’inquinamento non è uguale per tutti”.
Dalla degradazione degli ecosistemi e del patrimonio storico-artistico alla mercificazione delle risorse alimentari, idriche ed energetiche, dai flussi migratori causati dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici fino all’urbanizzazione selvaggia e alle guerre per accaparrarsi zone strategiche per la sopravvivenza e il sostentamento dei paesi più sviluppati: conflitti ambientali emergono sempre più numerosi e mettono in questione il paradigma antropocentrico e meccanicistico prevalente.
Da qui l’idea di avviare un laboratorio di studi e formazione avanzata, quale luogo intersezionale e di convergenza tra diverse discipline e istituzioni culturali, che abbia al centro delle proprie attività la necessità di riflettere e formarsi sulle principali posizioni espresse dal pensiero ecologista del Novecento ma anche sulle nuove forme che sta assumendo oggi il dibattito ecologico.
Il Laboratorio di Studi Ecologie Politiche del Presente 2018/2019 è organizzato da: